L’agricoltura già fluiva in famiglia Noro. Carlo è entrato nella biodinamica vedendo la forza della stessa nel riportare vitalità a terreni praticamente morti. Ovviamente con l’immancabile la spinta data dal testo di Steiner dedicato all’agricoltura, che ogni buon agricoltore biodinamico è chiamato a leggere e comprendere.
Avevo già citato Noro in un precedente articolo, sull’azienda agricola Le Spinose, dove sono stato questo autunno. Qui riporto alcune domande e risposte interessanti sulla biodinamica, estratti da una sua intervista pubblicata sul suo sito Biologico Dinamico.
Intervista
D: “Qual è l’attività principale della tua azienda agricola?”
Carlo: “L’attività aziendale prevalente è l’allestimento dei preparati biodinamici. Le coltivazioni principali sono, perciò, le erbe officinali necessarie ad ottenere i preparati: valeriana, achillea, camomilla, ortica, tarassaco, quercia. Fino a qualche tempo fa avevo anche le pecore. Il letame necessario per i preparati lo acquisto da un’azienda zootecnica biodinamica, in attesa di insediare in azienda le vacche che danno una materia prima migliore per la produzione del corno-letame. La mia missione è, per così dire, realizzare preparati di buona qualità che consentano alle aziende che decidono di passare al metodo biodinamico, di praticarlo con successo.”


D: “Steiner parla di organismo aziendale come di un’entità chiusa ed autosufficiente e molti raccomandano di produrre da sé i preparati; come mai tu ritieni importante che ci siano aziende come la tua specializzate nell’allestimento dei preparati stessi?”
Carlo: “L’allestimento dei preparati richiede professionalità, dedizione, aggiornamenti continui. Su questo punto si è aperto un confronto dialettico tra me e l’associazione biodinamica che consiglia appunto l’allestimento aziendale. Il metodo biodinamico costituisce l’unica tecnica disponibile che garantisca risultati in situazioni estreme quali il recupero di terreni isteriliti dall’inquinamento [invito ad approfondire gli studi di Enzo Nastati che non sarebbe d’accordo con questa affermazione]. Ma i preparati rappresentano la chiave dell’efficacia, il loro allestimento richiede una tecnica complessa, tanta dedizione e tanto lavoro e non è possibile pretendere buoni risultati facendolo come attività secondaria, collaterale. Il rischio è che i preparati risultino inefficaci e il metodo biodinamico non produca gli effetti sperati. […] D’altro canto, è assurda l’applicazione rigida di certe prescrizioni, le scelte devono derivare dalla conoscenza e dall’esperienza.”
Piccola parentesi
Sono stato in varie aziende. Alcuni i preparati se li fanno, altri li comprano. Quando Steiner mostrò come dinamizzare i preparati, lo fece con un bastone da passeggio e un secchio. All’apparenza tutto tranne che una tecnica complessa. Eppure da questo una scuola di pensiero si è sviluppata cercando di calcolare materiali, lunghezza bastoni, presenza di punte di metallo, grandezza, volume e litraggio del secchio, ecc.
Noro sottolinea l’importanza del fare al meglio i preparati. In manuali, conferenze e lezioni, la tecnica è spiegata con precisione: si entra fin nel dettaglio di come deve essere il vortice durante la dinamizzazione ad esempio.
Ben diversa appare la questione ripensando all’agire di Steiner.
Non possiamo mettere in dubbio la bontà dell’azione di Steiner. Quale era quindi il messaggio di Steiner? La chiave non è solo nell’allestire i preparati come si deve tecnicamente, ma anche nel Sapere chi si è e cosa si sta facendo. Potete essere bravissimi nella tecnica di preparazione, ma non fare dei buoni preparati.

L’intervista continua
D: “Qual è il tuo pensiero sullo stato della biodinamica oggi?”
Carlo: “In Europa ci sono circa 10.000 ettari in coltura biodinamica, ma questo dato è in flessione; in Australia invece sono oltre un milione e mezzo di ettari, anche se le aziende sono mediamente cento volte più ampie. In Europa la biodinamica è ferma, […] perché i preparati sono di qualità insufficiente. La chiave del problema sta proprio nella tecnica dell’allestimento. Il materiale vegetale viene interrato perché avvenga la fase di elaborazione; quando viene dissotterrato esso si presenta ovviamente umido. A questo punto in Germania sai cosa fanno? Espongono questo materiale organico vivo all’aria per farlo essiccare. In questo modo si mettono al riparo dal rischio che il materiale subisca un processo di degradazione cosa cui vanno soggetti con grande frequenza.”
D: “Descrivici le coltivazioni.”
Carlo: “L’azienda ha cinque ettari in totale, in serra e in pieno campo. In serra vengono realizzati due cicli colturali di ortaggi. […] La serra ha la funzione di determinare un anticipo nella produzione, consentendo di essere sul mercato ad aprile-maggio invece che luglio-agosto. […] In ogni caso, si tratta di serre, o meglio di tunnel freddi, non riscaldati. Anche in coltura protetta non si registrano problemi di attacchi parassitari: la corretta applicazione del metodo biodinamico deve consentire di prevenire i problemi. Nel caso si renda necessario intervenire, vuol dire che si è fatta cattiva biodinamica e questo rappresenta una sconfitta. Siamo al quarto anno di coltivazione in serra: nei primi anni si è registrato qualche attacco di virosi, cancro del pomodoro, frankliniella, che si arrestavano, però, sempre ad uno stadio iniziale: da parte della pianta si instaurava una sorta di tolleranza. Ora, per il secondo anno consecutivo, questi problemi non si verificano più.”

D: “Ci dicevi prima che il vecchio fattore non riteneva possibile ottenere raccolti da questi terreni senza l’apporto di concimazioni minerali. Oggi come ti regoli con gli interventi di fertilizzazione?”
Carlo: “Vengono effettuati sovesci misti annuali, con circa 15 essenze diverse di leguminose e graminacee. Inoltre, viene distribuito il compost trasformato con l’aggiunta dei preparati biodinamici.”
D: “E relativamente agli equilibri preda/predatore? Fai ricorso alla pratica della lotta biologica e all’introduzione degli antagonisti?”
Carlo: “La ricostruzione del corretto equilibrio del suolo comporta il riequilibrio generale dell’ambiente. Per cui le corrette relazioni nell’ecosistema, comprese quelle preda/predatore, devono ottenersi spontaneamente. Questo è un altro indice di una corretta realizzazione del metodo biodinamico. Del resto l’introduzione dall’esterno degli antagonisti, a parte il fatto che è una pratica estranea, comporta anche dei costi. Ecco un’altra differenza tra il metodo biologico e quello biodinamico.”
Finisce qui questa rapida volata nel mondo della Biodinamica con uno dei suoi protagonisti. Nei link qui sotto trovate l’intervista completa ed una visita alla sua azienda agricola:
- Intervista completa sul sito Biologico Dinamico: La Natura della Sostanza, incontro con Carlo Noro
- Per approfondire Noro e Biodinamica: Visita all’azienda di Carlo Noro