A fine settembre ho chiuso la compravendita di questo terreno e nei precedenti articoli ho condiviso cosa ho imparato dal percorso di ricerca e acquisto. A ottobre ero preso da un progetto web. A novembre sono partito fino a metà dicembre. Da dicembre a febbraio la mia salute è stata alquanto ballerina. A febbraio pioggia e neve fino a marzo inoltrato. E il terreno??? Ogni volta che il clima lo permetteva ci siamo andati in giornata, per svolgere le prime attività sul terreno.
La permacultura suggerisce che il primo anno sia dedicato all’osservazione e all’analisi del luogo, prima di metterci le mani e impostare orti, frutteti, strutture, bacini e altro.
Prime attività sul terreno
Il terreno è rimasto abbandonato per almeno una decina di anni, ma gli accessi, i sentieri, le radure, le strutture sono ancora lì. Permacultura o no, dove con pochi sforzi possiamo ripristinare il lavoro del precedente proprietario, lo facciamo. Foto ingressi prima e dopo.




L‘osservazione è anche ciò che viene fuori dallo stare, dal vivere, dal percepire l’ambiente con tutti i sensi. Luce, vento, tracce di animali, sensazioni di benessere, umidità, freddo, gelo, rumori, vicinato, visuale e panorama, piante spontanee, alberi, ecc…
Stiamo stilando un diario del clima, con indicazioni su alba e tramonto, temperature, condizioni terreno, periodi di neve e pioggia. Chiaramente alcuni eventi atmosferici variano di anno in anno, ma sono delle indicazioni utili, che nel tempo manifestano un comportamento e un equilibrio. Diciamo il carattere del luogo.


In 10 anni rovi, arbusti, alberelli e ricacci, hanno fatto capolino in modo più o meno aggressivo. Tra le prime attività sul terreno, a cominciare dalla zona zero (casa e dintorni), abbiamo pulito gli spazi del vivere quotidiano, gli accessi e le strade che portano alle strutture. Abbiamo svolto il lavoro a mano con l’aiuto di troncarami, svettatoio, roncola, forbici e rastrello. Su grandi dimensioni non sarebbe efficiente, ma tutto dipende dal vostro progetto e da come è la situazione del terreno.
C’erano svariati ulivi che erano stati circondati da rovi o brutalmente affiancati da giovani querce. Altri ulivi sono rimasti in una zona boschiva e sono stati completamente assorbiti. Abbiamo scelto di liberare da questa morsa tutti quegli ulivi in buone condizioni e buona esposizione. Quelli assorbiti dal bosco, per altro mal esposti, rimarranno lì. Sarebbe folle tagliare un bosco per, forse, salvare qualche ulivo, che andrebbe comunque recuperato da anni di abbandono. Piuttosto ne metteremo di nuovi in una zona più favorevole. Il bosco ci piace!
Continua…