Questa pianta manderà in brodo di giuggiole qualsiasi vegano, che non potrà restare qui in Italia, ma dovrà assolutamente trasferirsi nelle zone del pianeta in cui questo albero cresce.
Praticamente tutta la pianta è commestibile e di notevole interesse dal punto di vista nutrizionale.
Foglie
Le foglie possono essere mangiate e sono molto ricche in proteine, vitamine e sali minerali. Hanno un sapore leggermente piccante e gradevole anche allo stato crudo. Spesso sono preparate in insalata, ma possono essere cotte come gli spinaci. Contengono il 25 per cento in peso di proteine (più delle uova e il doppio del latte di mucca), il quadruplo in vitamina A delle carote, quasi otto volte la vitamina C delle arance, il triplo del potassio delle banane. Un simile contributo proteico fa pensare che tale nutrimento possa essere un utile supporto per le gestanti e per l’allattamento umano in condizioni di povertà e difficoltà. Le foglie, oltre che direttamente per l’alimentazione umana, possono essere utilizzate come foraggio per l’allevamento di animali. Se le foglie sono usate come foraggio assieme alla pasta residua dell’estrazione dell’olio, costituiscono un buon ricostituente alimentare per gli animali erbivori, di cui sembra migliorare le condizioni vitali. Sono un buon supporto post-parto per le vacche che reggono egregiamente elevate produzioni di latte, e per la crescita dei vitelli. La definizione di “animali erbivori” si deve intendere in senso lato dato che le foglie sono fortemente appetite da tutti gli erbivori, anche da pesci erbivori come le carpe, che ne sono molto ghiotte.
Frutti
Per quanto riguarda i frutti, l’uso più diffuso e frequente è la preparazione, mediante bollitura, dei baccelli immaturi (detti ‘mazze da tamburo’), che hanno il sapore degli asparagi. Nella medicina Siddha sono considerati dei potenti afrodisiaci per ambedue i sessi.
Semi
I semi vengono assunti bolliti o tostati e hanno il sapore dei ceci. L’estrazione di olio dai semi è un’importantissima risorsa: i semi contengono dal 30 al 50% di olio (le olive dall’8 al 20%). L’olio estratto contiene dal 65 al 76% di acido oleico che è lo stesso grasso insaturo dell’olio d’oliva. L’olio è dolce e saporito e non irrancidisce, diversamente dall’olio di Jatropha. È perfettamente adatto all’alimentazione umana. Estratti gli oli dai semi, la pasta residua contiene il 60% di proteine pregiate. Questa è una quantità enorme se si considera che il residuo dell’analogo trattamento della soia (prodotto di discreta qualità proteica vegetale) produce dal 30 al 35% di proteine, la cui gamma di aminoacidi, come per la gran maggioranza degli altri vegetali noti, è incompleta. Le proteine ottenute della pasta residua sono adatte per l’alimentazione umana.
Radici
Anche le radici sono commestibili e, come accennato, hanno sapore piccante come di ravanello. L’aroma piccante delle radici è più pronunciato di quello delle foglie. L’uso comune delle radici è quello di aromatizzante (analogo al rafano), ma, per la presenza di un alcaloide (la spirochina) che interferirebbe con la trasmissione nervosa, ne è sconsigliato l’uso in quantità eccessiva.
Fiori e miele
Anche i fiori sono commestibili, di norma preparati in insalata.
La moringa è pianta mellifera, e quindi può esser prodotto il miele dai suoi fiori.
Potenzialità
È di grande rilievo il fatto che il contenuto proteico delle parti della pianta è completo (cioè contiene tutta la gamma degli aminoacidi, anche quelli pregiati). Questo fatto è pressoché unico tra i vegetali e si può definire la Moringa oleifera come l’unica pianta esistente (oggi nota) con tali caratteristiche.
Tali caratteristiche rendono la Moringa una pianta interessante dal punto di vista umanitario, in quanto possiede un grande potenziale per combattere fame, malnutrizione, e povertà.
Fonte: Wikipedia, sezione “usi alimentari”. Link completo: https://it.wikipedia.org/wiki/Moringa_oleifera