Masanobu Fukuoka, uomo eccezionale.
Ripeti con me: “Domani mattina rimedio il libro <<La rivoluzione del filo di paglia>> e me lo leggo”.
Bravissimo, ottima pensata!
Cito qualcosa da un’altra sua opera che ho trovato qui a Collistanza: “La fattoria biologica, teoria e pratica dell’agricoltura naturale”.
“L’uomo deve affrettarsi a stabilire un nuovo modo di vivere e di pensare basati sulla comunione con la natura, per non diventare sempre più debole e indifeso in un accesso di confusione e di spreco di energie”
È arrivata una nuova era di “non-azione”.
Questo non significa spanciarsi sul divano e grattarsi dalla mattina alla sera, anche se gli uomini oggi farebbero meno danni adottando questa strategia che quella attuale.
“Nel momento in cui tornerà alla natura, cercando di capire l’essenza di un albero o di un filo d’erba, l’uomo non avrà più bisogno della conoscenza umana.”
Questa è una chiara provocazione, in quanto noi evolviamo proprio grazie all’esperienza passata, ma oggi siamo pregni di preconcetti e false verità (la conoscenza cui si riferisce) cui ci aggrappiamo, mentre dovremmo prendere atto di questo ed ‘errare’ avanti. Imparare dagli errori, invece di continuare a fare le stesse cose: sento ancora persone parlare di guerre per uscire dalla crisi e ricominciare!
Errare è umano, perseverare è diabolico!
“Siamo passati da un modo di vivere autentico ad uno falso. La gente si affanna nel tentativo di ridurre il tempo e aumentare lo spazio, e così facendo, perde entrambi. Probabilmente l’agricoltore all’inizio ha ritenuto che le conquiste moderne gli avrebbero facilitato il lavoro. Ebbene, ora egli si è liberato della propria terra, ma lavora più duramente che mai in altre occupazioni che gli logorano il corpo e la mente.”
E giusto per chiudere, che non voglio assillarvi con un articolo lungo come il precedente, che tanto, chi ha orecchie per intendere, intende.
“Gli agricoltori di oggi, in Giappone, pensano solo ai soldi. Non hanno più tempo o cura per la natura e i raccolti.[…]Quando l’agricoltore dimentica la terra a cui deve la propria esistenza, curandosi solo dei propri interessi; quando il consumatore non è più capace di distinguere tra il cibo come essenza della vita e il cibo come mero nutrimento; quando l’amministratore snobba gli agricoltori e l’industriale si beffa della natura, ecco che la natura risponde con la propria morte. La natura non è così gentile da avvisare in anticipo un’umanità sciocca come la nostra.”
Fukuoka scriveva prima del 1985, durante una vita dedicata alla natura, all’uomo e all’agricoltura naturale.