Scenetta al mercato
Fruttarolo: <<Venghino signori venghino!! Tutta roba fresca e di stagione!!>>
Cliente: <<Che bello, son tutti prodotti vostri?>>
Fruttarolo (evasivo): <<Stia tranquilla signora, che questa è tutta roba buona!>>
oppure Fruttarolo (bugiardo): <<Ma certo signora!>>

E’ sempre tutta roba loro?
La risposta rapida è No. Sono pochissimi i produttori che fanno vendita diretta nei mercati cittadini che sono realmente produttori di tutto quello che vi stanno vendendo. Gli altri no: in certi casi è evidente perchè ampliano l’offerta con prodotti di altro genere, magari miele, olio, ed altri prodotti enogastronomici. In altri casi invece i prodotti “non propri” sono mischiati fra le varie cassette, ad ampliare l’offerta.
L’obiettivo naturalmente è coprire periodi di carenza, rendersi più appetibili al cliente. Il cliente tende ad affezionarsi e quando sa che dal suo fruttarolo di fiducia trova sempre quello di cui ha bisogno, continua ad andare da lui. Se il venditore si perde un cliente, difficilmente lo recupera.
I margini di guadagno sono molto bassi ed è una vera lotta.
I produttori onesti sono pochissimi. Purtroppo sono quelli che ci rimettono di più e che soffrono la situazione, anche moralmente.
Ma i più non vi diranno la verità o eluderanno le vostre domande. Tanto non avete modo di verificare!
Cosa dice la legge?
C’è una normativa sulla vendita diretta. Ho trovato un documento del 2011 che semplifica la lettura e la comprensione della questione. Potete scaricarlo da qui: Guida al quadro normativo e fiscale per la vendita diretta di prodotti agroalimentari.
Se vi interessa esplorare la questione in profondità consiglio appunto la lettura del testo qui sopra. Io voglio invece portare alla luce una informazione che ritengo importante per i consumatori, che magari scelgono eticamente di andare al mercato fidandosi sinceramente del fruttarolo, che invece fa buon viso a cattivo gioco.
Non è obbligatorio vendere solo prodotti propri: è prevista la possibilità di integrare acquistando prodotti di terzi, ma questi non devono superare il 49% del totale venduto. In Italia, infatti, per poter definire un’attività come vendita diretta, si ricorre al principio della “prevalenza”, che è stato interpretato in modo “maggioritario”.
Pur non essendoci un chiaro riferimento normativo, è plausibile pensare che i prodotti di terzi debbano essere comunque di provenienza agricola, al fine di non snaturare l’essenza della vendita diretta, o al massimo in minima parte di altra natura ma comunque strumentali al supporto della vendita dei prodotti agricoli.
Cosa fare per tutelarsi?
Ecco…questa è una domanda da un miliardo di lire!
- Visitare l’azienda con una persona competente, ma se ci si presenta come potenziali clienti o clienti, potrebbe non riuscirvi di venirne a capo
- Lavorare per un periodo al mercato per rendersi conto della situazione
- Diventare voi produttori.
Il terzo suggerimento è quello che vi dà le maggiori garanzie ovviamente, ma è anche il più difficile da attuarsi. Lo capisco, ma purtroppo la situazione è davvero triste: incoerenza e disonestà dilagante. Persone che vi sembrano oneste, quando messe alle strette, ingoiano il rospo e cambiano bandiera.
Stesso discorso vale per biologico e biodinamico. Queste sono prima di tutto etichette! Ricordatelo sempre, sempre, sempre!
Il secondo suggerimento è quello che invece può mostrarvi la bontà o meno di molti venditori. Vedrete sicuramente le difficoltà che fanno alcuni produttori e vi sentirete emotivamente più vicini al loro punto di vista.
Ma questa non è una giustificazione. La via della verità e della coerenza è una, è difficile, ma quella è. Se uno vi mente, vi mente, punto.