L’agricoltura ha dei principi fondamentali, propedeutici alla pratica. Ad alcuni possono sembrare noiosi o inutili, ma senza vi trovereste presto in difficoltà nell’applicazioni. Potreste ritrovarvi a gettare via libri di agricoltura ritenendo falso o malfunzionante il suo contenuto, ma il problema di questi libri
sta nell’esser questi stati scritti da persone che abitavano in climi diversi da quello del vostro paese, dove le condizioni agronomiche erano differenti, dove la qualità del terreno era al tutto diversa da quella del vostro, ecc.

Quello che si fa in un luogo non è detto possa farsi in un altro: specie, qualità, quantità, gusto, lavoro, clima, sono solo alcune variabili che cambiano. E cambiano sì da paese a paese, ma addirittura da campo a campo.
Ognuno scrive pel proprio paese, pel proprio comune, non essendo possibile di dettare massime pratiche buone per ogni dove. Quindi anch’io mi son prefisso di scrivere con riguardo speciale alla Valle del Po; ma siccome pur in questa regione sono svariatissime le condizioni di clima e di suolo, così non posso dare un corso d’agricoltura pratica senza farvi precedere qualche poco di teoria.
Analizzerò solo lo stetto necessario, poichè un eccesso di dottrina o erudizione finirebbe per imbrogliarvi.
rivolgerò il mio discorso a voi, possidenti e campagnuoli d’ogni sorta; a voi, che per passare le lunghe sere dell’inverno sapete affrontare la lettura della cabala del lotto, dei romanzi di Dumas, delle Avventure di Guerrino Meschino e d’altri consimili tesori.
Quest’opera raccoglie anche il contributo di precedenti autori, ma solo per ciò che si sposa con il mio pensiero e la mia pratica.
ORGANI DELLE PIANTE E LORO FUNZIONI
Seme
Il seme, ultimo risultato della pianta, è formato da una radicetta destinata a divenir la radice della futura pianta, e da una piumetta che ne formerà il tronco; la parte di mezzo è il colletto.
Queste sono involte e difese da una sostanza polposa, detta massa cotiledonáre, che alimenta la pianta fino alla comparsa delle prime foglie. E’ la massa carnosa a volte singola (monocotiledone) o doppia (dicotiledone, esempio il fagiolo).

Le piante sprovviste si chiamano acotilédoni.
Posto il seme nelle circostanze favorevoli di umidità, di luce e di calore, assorbendo l’umidità dall’aria, o dalla terra, o da ambedue, incomincia a gonfiarsi, si apre se è dicotilédone, e da un dato punto della massa cotiledonáre, detto ombellico, manda fuori due prolungamenti, l’uno verso l’aria (piumetta), l’altro verso terra (radicetta).
Radice
La radice è la radicetta che sprofonda si allunga, cresce e si ramifica nel terreno. Vive nell’oscurità. Nutre e tiene ferma la pianta.
Ha forma, consistenza e comportamento variabile: può ramificare o essere fittonante, può andare in profondità o sviluppare orizzontalmente, può essere molto superficiale, o ancora essere legnosa, carnosa o tuberosa; può presentare dei rigonfiamenti. Può propagarsi a stoloni come la fragola o possono nascere in alcune piante, da una qualsiasi parte del tronco.

Io vi ho indicate queste principali differenze, perchè in agricoltura sappiate regolarvi nella diversa educazione che esige, per esempio, una pianta a radice legnosa e profonda, da quella che richiedesi da un’altra carnosa, o serpeggiante, e per adattarvi la qualità la profondità del terreno e del lavoro, ecc.
Le estremità, parti più sottili e tenere assorbono nutrimento dal terreno.
Le radici sono munite alle estremità di gemme per allungarsi, e di alcuni piccoli rigonfiamenti di un tessuto spongoso, dette spugnette, pori, o boccuccie, che servono all’introduzione od all’assorbimento dell’umidità che tiene in soluzione le sostanze nutritive.

La pianta si divide in parte aerea e parte interrata. Le due si somigliano nel comportamento e nello sviluppo: una cerca aria e luce, l’altra cerca acqua e oscurità.
Una radice portata in superficie a contatto con l’aria può mettere gemme e rami aerei, mentre il tronco, se interrato, può cominciare a mandar fuori radici.
Tronco
Il tronco è il prolungamento della piumetta. Giovane e tenero all’inizio è chiamato stelo. La sua superficie è detta epidermide. Presenta delle lenticelle, glandole da cui possono sorgere radici o rami (se in contatto con l’aria). Sotto l’epidermide, che si stacca con la crescita, vi sono una serie di strati: corteccia, libro, alburno (legno giovane e bianco) e infine il legno più duro.
Tagliando un tronco si possono contare i cerchi concentrici per avere un’idea approssimativa della sua età.

Tronco, rami e radici sono tutti relazionati. Il taglio di alcuni rami o di una porzione di tronco, può portare al deperimento di una parte della pianta.
Egli è perciò che ad una pianta vegeta è dannoso il togliere grossi rami, o porzione delle radici; laddove ad una deperente giova talvolta recidere un soprappiù di rami, che non hanno più radici bastantemente vegete per nutrirli.
Se il tronco rimane uno stelo erbaceo, si parla di pianta o erba; se diventa arboreo si parla di albero; se i rami crescono subito sopra la radice è un arbusto (esempio il nocciolo qui sotto).

Un ramo rigoglioso più degli altri da un lato della pianta, causa un corrispondente ingrossamento della radice dalla stessa parte.
Continua…
Fonte: “Trattato completo di agricoltura, 1855 Gaetano Cantoni”